La relazione che segue illustra la storia di un’esperienza progettuale tuttora in corso che, a partire dal coinvolgimento diretto di numerosi soggetti (associazioni del terzo settore operanti a tutela dei diritti dei detenuti, istituzioni, enti di ricerca ed università, soggetti privati), sta positivamente modificando la storia carceraria di alcuni detenuti, offrendo loro spazi, formazione e strumenti per realizzare un sistema innovativo di raccolta differenziata dei rifiuti.

Il progetto “Riselda”, dal nome del macchinario inventato e brevettato dal detenuto Fernando Gomes Da Silva, rappresenta perciò

  • un potenziale progetto pilota per sperimentare un nuovo sistema di gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani da applicare a strutture complesse come, ad esempio, gli istituti di detenzione, solitamente carenti dal punto di vista della percentuale di raccolta differenziata realizzata;

  • un potenziale progetto pilota che può essere adottato da enti territoriali quali comuni, circoscrizioni, municipalità;

  • una concreta opportunità, per i detenuti coinvolti nel progetto, di costruirsi nuove professionalità e competenze tali da favorire il loro reinserimento nella società e nel mercato del lavoro una volta scontata la pena;

  • una potenziale best practice tra i modelli di ripristino della funzione riabilitativa della pena detentiva ex art. 27 della Costituzione Italiana.

    Il Progetto

    Sollicciano è il principale istituto penitenziario della provincia di Firenze. Come la quasi totalità delle carceri italiane, questa struttura vive una drammatica situazione di sovraffollamento, con tutti i problemi che ne conseguono, ospitando una popolazione carceraria di oltre 1000 detenuti, circa 600 unità in più rispetto alla capienza massima di 400 detenuti prevista. E’ in questo difficile contesto che sta prendendo forma, nell’ultimo anno, un innovativo progetto per la messa a punto di un nuovo modello di gestione della raccolta differenziata dei rifiuti.

    Un progetto che ha preso il via dall’idea del detenuto brasiliano Fernando Gomes Da Silva, condannato in secondo grado a 18 anni di reclusione con l’accusa di omicidio. Un’idea che è diventata un brevetto industriale e che sarà realizzata in forma di prototipo all’interno della stessa struttura penitenziaria. Il progetto, che ha già incassato l’interesse di alcune amministrazioni comunali della provincia di Firenze, potrebbe presto partire in via sperimentale proprio nel Carcere di Sollicciano, dove Fernando sta scontando la sua pena e dove la raccolta differenziata è, allo stato attuale, poco più che un miraggio.

    Il sistema di raccolta differenziata immaginato da Fernando si basa su tre pilastri:

    • la raccolta differenziata “domestica“, ovvero quella effettuata dal singolo cittadino nella sua abitazione, con l’ausilio di una speciale pattumiera meccanizzata ideata dallo stesso Fernando (chiamata appunto “Riselda”)

    • la raccolta “centralizzata”, attuata in ogni territorio dall’Ente adibito alla gestione della raccolta dei rifiuti

    • la stipula di accordi tra l’Amministrazione e i vari Consorzi di Filiera (enti che acquistano rifiuti differenziati da riciclare) per definire un prezzo al kg per ciascuna tipologia di rifiuto

    In questo sistema di raccolta ogni attore ha un suo ruolo:

    • il cittadino differenzia i rifiuti domestici con l’ausilio della pattumiera Riselda;

    • la P.A. organizza e gestisce la raccolta con il sistema del “porta a porta” e vende il materiale al Consorzio di Filiera;

    • il cittadino certifica alla P.A. la quantità di rifiuto differenziato e la P.A. gli riconosce un immediato vantaggio economico

    Di forma cilindrica, con 5 scomparti destinati alle diverse tipologie di rifiuto riciclabile (metalli, plastica, vetro, carta, umido), “Riselda” è una sorta di pattumiera meccanizzata, dotata di un congegno che consente di pesare e registrare i rifiuti accumulati in ogni scomparto e di un piccolo monitor in cui va inserita una carta magnetica. Il cittadino-utente inserisce la card, seleziona la tipologia di prodotto da differenziare (ad esempio: plastica), il cilindro ruota e apre lo scomparto corrispondente; una volta gettato nella pattumiera, il rifiuto viene pesato. Per ogni tipologia di rifiuto differenziabile, il meccanismo assegna un valore in euro al peso (ad esempio: 1 kg di plastica equivale a 0,20 centesimi). Così in ogni scomparto, la card potrà leggere il peso totale accumulato e tradurlo nel suo valore economico (esempio: ho raccolto 10 kg di plastica, che equivalgono a 2 euro).

    In che modo viene calcolato questo valore? E’ a questo punto che entra in gioco il rapporto con la Pubblica Amministrazione. Dovrebbe essere infatti il Comune a stabilire il valore/peso di ogni materiale differenziabile, anche in base all’Accordo stipulato con i Consorzi di Filiera. Il cittadino potrà poi presentarsi con la sua card ad uno sportello comunale e convertire il valore in euro accumulato in pagamenti, detrazioni fiscali o altro, a seconda del sistema adottato dalla specifica Amministrazione. La filosofia alla base del tutto è “guadagnare differenziando”. Il cittadino è invogliato ad essere “virtuoso” nello smistamento dei rifiuti perché sa che questa azione si traduce in un vantaggio economico.

    Altro aspetto rilevante del sistema riguarda la “tracciabilità” del cittadino/riciclatore. Attraverso l’utilizzo di appositi sacchetti per la raccolta differenziata muniti di codice a barre, e attraverso un sistema di raccolta “porta a porta”, l’Amministrazione sarà in grado di identificare, in qualsiasi momento, il “proprietario” del singolo sacchetto. In questo modo l’Amministrazione si tutela da ogni possibile infrazione o negligenza.

    Si tratta dunque di un sistema apparentemente complesso, ma che si fonda su un dato di realtà: il rifiuto ha oggi un suo mercato, è un “bene” spendibile, in quanto potenzialmente vendibile ai Consorzi di Filiera, ed ha un suo valore economico. E’ ormai diffusa la convinzione che il “rifiuto” da problema possa e debba diventare un “risorsa”. Differenziare i rifiuti, con questo sistema, diventa perciò conveniente per il cittadino (che converte i rifiuti in denaro o in detrazioni fiscali), e per l’Amministrazione locale (che vende quantità di rifiuto ai Consorzi).

    La storia

    Fernando ha 30 anni e viene da San Paolo del Brasile. Dal 2010 sta scontando un fine pena mai, ridotto in secondo grado a 18 anni, per omicidio preterintenzionale. Dall’estate del 2011 sconta la sua pensa nel Carcere di Sollicciano, dove ogni detenuto dispone di uno spazio vitale in metri quadrati inferiore a quello destinato ai suini negli allevamenti. E’ in queste condizioni che Fernando sviluppa il suo progetto. Cresciuto in una favela, da bambino gioca tra discariche e rifiuti e si diverte a costruire gli oggetti più svariati con materiali di scarto. Da adolescente inizia a lavorare allo smaltimento di elettrodomestici. Tra scocche e pezzi metallici, Fernando comincia a pensare al rifiuto come ad una merce spendibile e commercializzabile e ad immaginare un modo per “far soldi” con questi scarti. Una volta in carcere, in uno spazio ristretto e con lunghe ore da dover trascorrere in qualche modo, comincia a pensare ad nuova macchina ad uso domestico in grado di aiutare le persone a differenziare guadagnando. Fernando comincia a mettere nero su bianco la sua idea e, con scatole delle merendine e poco altro, costruisce in cella alcuni modellini della Riselda, l’invenzione a cui sceglie di dare il nome di sua madre e che sogna di poter realizzare un giorno, una volta fuori. A Sollicciano entra in contato con Francesco e Carlotta, due volontari di Pantagruel, Associazione che si occupa di diritti dei detenuti e che interviene con alcuni volontari nelle carceri di Firenze (Sollicciano e Mario Gozzini). A loro parla per la prima volta della sua idea.

    Viene a sapere che Francesco e Carlotta sono rispettivamente ingegnere e architetto, e così chiede loro di aiutarlo a realizzare un disegno di Riselda con il programma Autocad. Il Direttore del carcere autorizza i due volontari a lavorare due ore a settimana con Fernando in un’aula della scuola di Sollicciano, acconsentendo perfino ad introdurre in carcere un pc portato dall’esterno. Gli incontri, che avvengono alla presenza di un’educatrice, hanno la finalità di insegnare a Fernando ad utilizzare il programma Autocad. Intanto Francesco e Carlotta parlano del Progetto Riselda con esponenti di alcune amministrazioni toscane virtuose nella raccolta differenziata (Capannori, Greve in Chianti, Montelupo Fiorentino). L’idea riscuote l’interesse di alcuni Assessori all’ambiente che chiedono di saperne di più.

    Intanto, avendo ottenuto il Brevetto industriale, inizia la ricerca di investitors che finanzino la costruzione di un prototipo. L’idea di costruire all’interno di un carcere un prototipo industriale di un macchinario brevettato, trasformando alcuni spazi del carcere in una sorta di fabbrica e coinvolgendo altri detenuti, incontra l’interesse ed il favore del Provveditore della Toscana, Dott. Cantone. Si costituisce così un gruppo di lavoro formato da tre detenuti, tutti di origine brasiliana, (Federico Buhrer Troiano, Nelio Soares Marques e Fernando), che chiedono ed ottengono di condividere la stessa cella per poter continuare a lavorare al progetto anche oltre le ore previste. I tre si danno anche un nome, i “KEEP THE PLANET CLEAN”.

    A che punto siamo adesso

    L’invenzione di Fernando è finalmente un progetto scritto nero su bianco. Al momento non resta che costruire il primo esemplare della “Riselda” per poi avviare una sperimentazione del sistema di raccolta, magari proprio all’interno del carcere. C’è il gruppo di lavoro costituito dai tre detenuti, c’è lo spazio concesso all’interno del carcere. A questo punto Francesco, Carlotta e Fernando si rendono conto, però, che le loro competenze da sole non bastano. Bisogna trovare un partner esterno che fornisca il know-how per la costruzione effettiva del prototipo. A questo punto entra in scena l’Università, e precisamente il Dipartimento di Ingegneria Industriale della facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Università Federico II di Napoli, che accetta di assegnare ad un suo laureando una tesi un po’particolare: la prototipazione del macchinario Riselda. Il tesista Marco De Michele, sotto la guida dell’ing. Flavio Farroni (referente del dipartimento universitario), dovrà praticamente scrivere una sorta di manuale d’istruzioni per costruire il primo modello di Riselda. Cosi, mentre all’interno di Sollicciano il gruppo Keep the Planet Clean lavorerà alla costruzione del prototipo, i volontari di Pantagruel, con il coinvolgimento del Cesvot, si daranno da fare per creare partenariati con consorzi di filiera, amministrazioni comunali o industrie private disposti a sperimentare il progetto pilota “Riselda”. L’associazione Manitese ha già dato il suo ok per tenere un corso di formazione /sensibilizzazione sulla differenziata “cella a cella” aperto a 16 detenuti di Sollicciano. L’azienda fiorentina Quadrifoglio si è impegnata a fornire “campane” idonee alla raccolta differenziata ed a fornire il suo contributo all’avvio della sperimentazione E mentre il laborioso iter per trasformare Riselda in un progetto pilota va avanti, l’organizzazione di Ecomondo (la più accreditata fiera internazionale, per il bacino del Sud Europa e del Mediterraneo, in materia di Green Economy che si tiene ogni anno a Rimini agli inizi di Novembre) ha già promesso di esporre il prototipo di Riselda alla prossima edizione dell’autunno 2014.

    Conclusioni

    La storia di Riselda è un entusiasmante work in progress. Sono stati coinvolti detenuti del carcere di Sollicciano, la Direzione carceraria, le istituzioni, le associazioni del terzo settore, l’Università. Qualunque soggetto abbia incrociato in questi mesi la storia di Fernando e del suo progetto vi si è appassionato ed ha in qualche modo assicurato il suo appoggio. Ora, al di là di quelli che saranno gli esiti del progetto sotto il profilo tecnico, la storia di Riselda e del gruppo Keep the Planet Clean si può già definire un modello di best practice da annoverare tra i progetti finalizzati al recupero della funzione costituzionale della pena detentiva.